Ragazza di 27 anni alla prima valutazione ambulatoriale reumatologica.
Inviata dal medico curante per sintomatologia suggestiva per artrite ingravescente alle mani, esordita da 1-2 mesi.
La discussione si focalizza dell’approccio laboratoristico/strumentale con focus su ruolo e importanza della diagnosi precoce tramite la caratterizzazione dei biomarkers specifici per diagnosi differenziale dell’artrite reumatoide (ACPA e FR) e relativo approccio terapeutico iniziale, mediante strategia treat-to-target.
Obiettivo è la remissione della malattia con restituzione biologica.
Il percorso clinico e le visite per la diagnosi e il controllo
Dalla prima visita di gennaio 2020 a giugno 2020, la seconda visita, Giovanna non presenta grandi miglioramenti della propria Artite Reumatoide, con umore progressivamente peggiorato al passare dei mesi e all’osservare che poco è cambiato sulla rigidità mattutina, sul dolore, sul gonfiore e sulla tumefazione.
Considerato lo scarso controllo clinico, la progressiva normalizzazione delle transaminasi che si erano alzate nei mesi precedenti, tuttavia non ancora del tutto normalizzate dall’avvio della terapia prescritta, si decide di ridurre il methotrexate a 7.5 mg/settimana, farmaco prescritto come prima scelta in questi casi, e, alla luce della positività degli anticorpi anticitrullina si introduce un farmaco biologico con grande safety, con meccanismo diverso da anti-TNF in quanto indicato nella ASR positive, avviando quindi abatacept 125 mg 1 fl sc/settimana
Si programma visita di controllo a 2/3 mesi con esami di laboratorio.
Ottobre 2020, finalmente tutto migliora
Il medico constatata l’efficace risposta alla terapia con abatacept, si conferma, anche ai fini della prognosi, la terapia farmacologica di associazione.
Al successivo follow-up trimestrale si presenta remissione di malattia, con esclusione di effetti avversi e nel complesso buona compliance alla terapia.